Si parte a Laion, dove presso la collina del Wasserbühel esisteva un abitato sin dal Neolitico.
Il sentiero continuava sopra Tschövas e Tanürz, anch’essi luoghi abitati fin dalla preistoria per raggiungere l’abitato di San Pietro. Da qui il sentiero è ben documentato e si cammina su una strada asfaltata fino a un grande fienile dove un tempo si trovava il maso Ranatsch che oramai non esiste più. Da lì inizia la salita ripida su un sentiero impervio che attraversa prima una grande frana con enormi blocchi per poi raggiungere la parete scoscesa di porfido del Rasciesa. Qui si passa solo sulla scala di legno chiamata “Katzenleiter” che sarebbe la “scala del gatto”. Dopo la salita si attraversa il bosco del Rasciesa che si trova sopra Ortisei e si arriva al Col Ciarnacei, luogo molto misterioso dove tempo fa si teneva un mercato del bestiame. Da qui si passa per una località chiamata Furnes dove si trovano ancora dei resti di forni per la calce (furnes = forni) per raggiungere il lato opposto della valle dove si attraversa la frana della Gran Roa per arrivare al Monte Balest sopra Ortisei. Nei pressi del Balest è stato rinvenuto un pugnale risalente all’età del Bronzo, forse depositato lì come offerta votiva. In questa zona doveva trovarsi anche l’antico castello di Stetteneck, poi effettivamente scoperto sul Colle di Pincan ai piedi del Monte Balest (1823 m). Il sentiero continua per il lech da Lagustel, un piccolo laghetto anch’esso frequentato fin dalla preistoria per arrivare al Maso Runcaudie da dove si scende verso Selva. Qui all’entrata della Vallunga si trova il rudere del castello di Wolkenstein e dall’altra parte della valle su una collina esisteva probabilmente una piccola torre di avvistamento perché quella collina si chiama “sai uedli” che significa “presso gli occhi”. Da questi due punti si controllava tutta la valle. Il Sentiero sale poi verso il Passo Gardena attraversando il Plan de Frea, una zona pianeggiante coperta da pascolo dove si trova il grande masso del Plan de Frea, sotto il quale abitavano i cacciatori del Mesolitico ca. 9000 anni fa. Al Passo Gardena termina il tratto del sentiero chiamato Troi Paian, ma naturalmente da lì il sentiero continuava in Val Badia.
Questo antichissimo sentiero lungo ca. 20 km attraversa a mezza costa sia la zona di Laion e di San Pietro sia la Val Gardena e termina al Passo Gardena.
Si parte a Laion, dove presso la collina del Wasserbühel esisteva un abitato sin dal Neolitico.
Il sentiero continuava sopra Tschövas e Tanürz, anch’essi luoghi abitati fin dalla preistoria per raggiungere l’abitato di San Pietro. Da qui il sentiero è ben documentato e si cammina su una strada asfaltata fino a un grande fienile dove un tempo si trovava il maso Ranatsch che oramai non esiste più. Da lì inizia la salita ripida su un sentiero impervio che attraversa prima una grande frana con enormi blocchi per poi raggiungere la parete scoscesa di porfido del Rasciesa. Qui si passa solo sulla scala di legno chiamata “Katzenleiter” che sarebbe la “scala del gatto”. Dopo la salita si attraversa il bosco del Rasciesa che si trova sopra Ortisei e si arriva al Col Ciarnacei, luogo molto misterioso dove tempo fa si teneva un mercato del bestiame. Da qui si passa per una località chiamata Furnes dove si trovano ancora dei resti di forni per la calce (furnes = forni) per raggiungere il lato opposto della valle dove si attraversa la frana della Gran Roa per arrivare al Monte Balest sopra Ortisei. Nei pressi del Balest è stato rinvenuto un pugnale risalente all’età del Bronzo, forse depositato lì come offerta votiva. In questa zona doveva trovarsi anche l’antico castello di Stetteneck, poi effettivamente scoperto sul Colle di Pincan ai piedi del Monte Balest (1823 m). Il sentiero continua per il lech da Lagustel, un piccolo laghetto anch’esso frequentato fin dalla preistoria per arrivare al Maso Runcaudie da dove si scende verso Selva. Qui all’entrata della Vallunga si trova il rudere del castello di Wolkenstein e dall’altra parte della valle su una collina esisteva probabilmente una piccola torre di avvistamento perché quella collina si chiama “sai uedli” che significa “presso gli occhi”. Da questi due punti si controllava tutta la valle. Il Sentiero sale poi verso il Passo Gardena attraversando il Plan de Frea, una zona pianeggiante coperta da pascolo dove si trova il grande masso del Plan de Frea, sotto il quale abitavano i cacciatori del Mesolitico ca. 9000 anni fa. Al Passo Gardena termina il tratto del sentiero chiamato Troi Paian, ma naturalmente da lì il sentiero continuava in Val Badia.
“Jí en Jeunn” è un pellegrinaggio alla vecchia sede vescovile di Sabiona, la cui origine sembra possa essere datata già intorno il 1250. Ogni tre anni, di solito intorno alla metà di giugno, centinaia di uomini di tutte le comunità della Val Badia partecipano alla processione di tre giorni camminando oltre i passi verso Santa Maddalena, attraverso la Val di Funes fino alla Chiesa Santa Croce sulla collina di Sabiona vicino a Chiusa in Valle Isarco e ritorno. Istituita come "supplica" in un periodo segnato da terribili disagi causati da calamità naturali ed epidemie o come "ringraziamento" per la fede cristiana, questa tradizione continuerà a vivere in futuro, una professione di fede degli uomini ladini.
Scopri di più al https://www.museumladin.it/downloads/test_por_la_mostra_de_jeunn-ita.pdf
O leggendo le pubblicazioni del museo:
- La processione a Sabiona, Opuscolo pubblicato in occasione della mostra sulla processione a Sabiona a cura del Museum Ladin, 2003
- Jì en Jeunn - Geschichte und Mythos: Die Wallfahrt der Gadertaler Pfarreien nach Säben, Craffonara Lois, Museum Ladin, 2006
Solvitur ambulando, es löst sich beim Gehen.
Es stimmt, dass sich unser Gemütszustand beim Wandern auffrischt und die Seele entspannt. In diesem Fall sind es jedoch das Gehen und das Ziel, die zur Lösung führen, zum Segen der Ernte und des täglichen Lebens.
“Jí en Jeunn” Die ersten Pilgerzüge zum alten Bischofssitz nach Säben fanden bereits um 1250 statt. An der dreitägigen Fußwallfahrt über die Jöcher nach St. Magdalena, anschließend durch das Villnösser Tal bis zur Hl.-Kreuz-Kirche auf dem Felsen von Säben über Klausen im Eisacktal und wieder zurück, nehmen jedes dritte Jahr, in der Regel um Mitte Juni, heute noch hunderte Männer aus allen Gemeinden des Gadertals teil. Als „Bittgang“ während einer Zeit geprägt von schrecklichen Nöten durch Naturkatastrophen und Seuchen oder als „Danksagung“ für den christlichen Glauben entstanden, wird diese Tradition als Glaubensbekenntnis der Gadertaler Männer noch in Zukunft weiterleben.
Mehr dazu https://www.museumladin.it/downloads/test_por_la_mostra_de_jeunn_DEU.pdf
oder in den Publikationen des Museums:
- Der Kreuzgang nach Säben, Broschüre zur Ausstellung über den Kreuzgang der Gadertaler nach Säben im Museum Ladin, 2003
- Jì en Jeunn - Geschichte und Mythos: Die Wallfahrt der Gadertaler Pfarreien nach Säben, Craffonara Lois, Museum Ladin, 2006
Vero è che, camminando, spesso la nostra predisposizione d’animo può cambiare e rilassarsi. In questo caso però è l’atto stesso del camminare e la meta del percorso che portano la soluzione, ovvero una benedizione sul raccolto e sulla quotidianità contadina.
“Jí en Jeunn” è un pellegrinaggio alla vecchia sede vescovile di Sabiona, la cui origine sembra possa essere datata già intorno il 1250. Ogni tre anni, di solito intorno alla metà di giugno, centinaia di uomini di tutte le comunità della Val Badia partecipano alla processione di tre giorni camminando oltre i passi verso Santa Maddalena, attraverso la Val di Funes fino alla Chiesa Santa Croce sulla collina di Sabiona vicino a Chiusa in Valle Isarco e ritorno. Istituita come "supplica" in un periodo segnato da terribili disagi causati da calamità naturali ed epidemie o come "ringraziamento" per la fede cristiana, questa tradizione continuerà a vivere in futuro, una professione di fede degli uomini ladini.
Scopri di più al https://www.museumladin.it/downloads/test_por_la_mostra_de_jeunn-ita.pdf
O leggendo le pubblicazioni del museo:
- La processione a Sabiona, Opuscolo pubblicato in occasione della mostra sulla processione a Sabiona a cura del Museum Ladin, 2003
- Jì en Jeunn - Geschichte und Mythos: Die Wallfahrt der Gadertaler Pfarreien nach Säben, Craffonara Lois, Museum Ladin, 2006
Solvitur ambulando, es löst sich beim Gehen.
Es stimmt, dass sich unser Gemütszustand beim Wandern auffrischt und die Seele entspannt. In diesem Fall sind es jedoch das Gehen und das Ziel, die zur Lösung führen, zum Segen der Ernte und des täglichen Lebens.
“Jí en Jeunn” Die ersten Pilgerzüge zum alten Bischofssitz nach Säben fanden bereits um 1250 statt. An der dreitägigen Fußwallfahrt über die Jöcher nach St. Magdalena, anschließend durch das Villnösser Tal bis zur Hl.-Kreuz-Kirche auf dem Felsen von Säben über Klausen im Eisacktal und wieder zurück, nehmen jedes dritte Jahr, in der Regel um Mitte Juni, heute noch hunderte Männer aus allen Gemeinden des Gadertals teil. Als „Bittgang“ während einer Zeit geprägt von schrecklichen Nöten durch Naturkatastrophen und Seuchen oder als „Danksagung“ für den christlichen Glauben entstanden, wird diese Tradition als Glaubensbekenntnis der Gadertaler Männer noch in Zukunft weiterleben.
Mehr dazu https://www.museumladin.it/downloads/test_por_la_mostra_de_jeunn_DEU.pdf
oder in den Publikationen des Museums:
- Der Kreuzgang nach Säben, Broschüre zur Ausstellung über den Kreuzgang der Gadertaler nach Säben im Museum Ladin, 2003
- Jì en Jeunn - Geschichte und Mythos: Die Wallfahrt der Gadertaler Pfarreien nach Säben, Craffonara Lois, Museum Ladin, 2006