La Parigi-Roubaix
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Titolo
La Parigi-Roubaix
Descrizione
Rispondiamo alla terza chiamata del #DolomitesMuseum, il cui tema questa settimana è #handsinstone.
Adesso, quando vinci la Parigi-Roubaix, ti regalano una pietra di una quindicina di chili.
Anche quarantamila euro, ma quelli poi devi dividerli con la squadra.
La pietra invece te la porti a casa.
Nel 1951 questa tradizione non esisteva ancora, e Toni Bevilacqua non ha potuto avere la foto con la sua pietra, non ha potuto baciarla e alzarla al cielo.
Dopo aver seminato Luison Bobet e Van Steenbergen negli ultimi chilometri, era entrato nel velodromo di Roubaix tutto solo con un minuto e mezzo dagli altri due, suggellando una delle più importanti vittorie della sua carriera.
La Parigi-Roubaix, come tutti i nobili, può vantare svariati nomi: Inferno del Nord, Corsa di Pasqua, Regina delle Classiche.
Ma per capire cos'è davvero - il perché del suo fascino, la geniale piroetta che ne custodisce la bellezza - forse è più utile pensarla così: è montagna, però in pianura.
La caratteristica di questa gara, e il motivo del perché al vincitore spetti una pietra, è che si corre per lunghi tratti sul pavé: stradine di campagna lastricate di sassi irregolari.
In tutto una cinquantina di chilometri sui 250 totali.
Per cui finché si è sull'asfalto tutto bene, gruppo compatto, molto molto difficile fare la differenza.
Ma appena si entra in questi tratti è come si entrasse in una salita breve e terrificante: il gruppo si polverizza, e chi ne ha di più va.
È come se tutto il dislivello di un tappone dolomitico fosse stato frullato e poi ridistribuito per ognuna di quelle pietre per cinquanta chilometri, due-tre centimetri alla volta.
Salita, ma in pianura.
Per questo quando vinci la Roubaix puoi anche non aver fatto altro nella vita, ma da quel momento rimarrai per sempre nella Storia del ciclismo.
Come Toni Bevilacqua, a cui è dedicato il nostro Museo.
Non esiste e non può esistere una sua foto mentre alza quel premio, ma noi possiamo lo stesso immaginarcelo: disteso sull'erba al centro del velodromo di Roubaix, sotto il sole di Aprile.
Un sorriso sghembo, e tra le mani il peso dolcissimo di un trofeo di pietra.
#handsinstone #DolomitesMuseum
https://youtu.be/Ev35w-ezm9g
Adesso, quando vinci la Parigi-Roubaix, ti regalano una pietra di una quindicina di chili.
Anche quarantamila euro, ma quelli poi devi dividerli con la squadra.
La pietra invece te la porti a casa.
Nel 1951 questa tradizione non esisteva ancora, e Toni Bevilacqua non ha potuto avere la foto con la sua pietra, non ha potuto baciarla e alzarla al cielo.
Dopo aver seminato Luison Bobet e Van Steenbergen negli ultimi chilometri, era entrato nel velodromo di Roubaix tutto solo con un minuto e mezzo dagli altri due, suggellando una delle più importanti vittorie della sua carriera.
La Parigi-Roubaix, come tutti i nobili, può vantare svariati nomi: Inferno del Nord, Corsa di Pasqua, Regina delle Classiche.
Ma per capire cos'è davvero - il perché del suo fascino, la geniale piroetta che ne custodisce la bellezza - forse è più utile pensarla così: è montagna, però in pianura.
La caratteristica di questa gara, e il motivo del perché al vincitore spetti una pietra, è che si corre per lunghi tratti sul pavé: stradine di campagna lastricate di sassi irregolari.
In tutto una cinquantina di chilometri sui 250 totali.
Per cui finché si è sull'asfalto tutto bene, gruppo compatto, molto molto difficile fare la differenza.
Ma appena si entra in questi tratti è come si entrasse in una salita breve e terrificante: il gruppo si polverizza, e chi ne ha di più va.
È come se tutto il dislivello di un tappone dolomitico fosse stato frullato e poi ridistribuito per ognuna di quelle pietre per cinquanta chilometri, due-tre centimetri alla volta.
Salita, ma in pianura.
Per questo quando vinci la Roubaix puoi anche non aver fatto altro nella vita, ma da quel momento rimarrai per sempre nella Storia del ciclismo.
Come Toni Bevilacqua, a cui è dedicato il nostro Museo.
Non esiste e non può esistere una sua foto mentre alza quel premio, ma noi possiamo lo stesso immaginarcelo: disteso sull'erba al centro del velodromo di Roubaix, sotto il sole di Aprile.
Un sorriso sghembo, e tra le mani il peso dolcissimo di un trofeo di pietra.
#handsinstone #DolomitesMuseum
https://youtu.be/Ev35w-ezm9g
Autore
Museo Storico della Bicicletta 'T. Bevilacqua'
Fonte
https://www.facebook.com/1702722479964857/posts/2611564962413933/?d=n
Editore
Facebook
Data
2020-03-15
Relazione
Handsinstone
Lingua
Italiano
Tipo
Still Image
Copertura
Cesiomaggiore 32030 BL
Citazione
Museo Storico della Bicicletta 'T. Bevilacqua', “La Parigi-Roubaix,” Patrimonio - Museo Dolom.it, ultimo accesso il: 15 novembre 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/3790.