Alta via numero 5
Dublin Core
Titolo
Alta via numero 5
Descrizione
Contrariamente a quanto verrebbe da pensare seguendo la numerazione delle Alte Vie, la più antica non è la Numero Uno (che va dal Lago di Braies a Belluno) bensì la Numero Cinque. La storia della n. 5 è leggendaria.
Durante gli anni della seconda guerra mondiale una guardia forestale di origine emiliana, Antonio Sanmarchi, passa il suo tempo libero girovagando tra le montagne Dolomitiche in cerca di sentieri. In quel periodo aveva ideato la complicata traversata delle Marmarole, anche con l’aiuto di validi amici cadorini, nella faticosa ricerca di passaggi logici tra valloni e forcelle, fra rifugi e posti idonei alla posa di un bivacco. Solo in un secondo tempo, traendo spunto anche dal programma di itinerari dolomitici prospettati da Mario Brovelli nell'articolo apparso su "Lo Scarpone" nel 1966, passò alla descrizione di questa superba traversata che, da Sesto in Pusteria, attraverso le imponenti e maestose montagne dolomitiche della Croda dei Tóni, del Popèra, delle Marmarole e dell'Antelao e che si conclude a Pieve di Cadore. (90 chilometri).
Negli anni ’60 (più precisamente nel 1966) l’alpinista auatriaco Toni Hiebeler presenta sulla rivista tedesca "Alpinismus" la neonata Alta Via n.1 delle Dolomiti; un nuovo rivoluzionario tracciato nato negli anni precedenti con il contributo dello stesso alpinista tedesco, ma l’artefice principale è Piero Rossi, alpinista e scrittore bellunese, che aveva iniziato a concepire il progetto qualche anno prima. I primi a percorrere interamente quest’alta via, da Braies a Belluno, saranno i bavaresi Ulrich Görn e Gerda Hoffmann, che giunsero nella città veneta il 5 luglio del 1966.
Nel corso degli anni successivi si consolideranno e nasceranno ulteriori AlteVie.
Durante gli anni della seconda guerra mondiale una guardia forestale di origine emiliana, Antonio Sanmarchi, passa il suo tempo libero girovagando tra le montagne Dolomitiche in cerca di sentieri. In quel periodo aveva ideato la complicata traversata delle Marmarole, anche con l’aiuto di validi amici cadorini, nella faticosa ricerca di passaggi logici tra valloni e forcelle, fra rifugi e posti idonei alla posa di un bivacco. Solo in un secondo tempo, traendo spunto anche dal programma di itinerari dolomitici prospettati da Mario Brovelli nell'articolo apparso su "Lo Scarpone" nel 1966, passò alla descrizione di questa superba traversata che, da Sesto in Pusteria, attraverso le imponenti e maestose montagne dolomitiche della Croda dei Tóni, del Popèra, delle Marmarole e dell'Antelao e che si conclude a Pieve di Cadore. (90 chilometri).
Negli anni ’60 (più precisamente nel 1966) l’alpinista auatriaco Toni Hiebeler presenta sulla rivista tedesca "Alpinismus" la neonata Alta Via n.1 delle Dolomiti; un nuovo rivoluzionario tracciato nato negli anni precedenti con il contributo dello stesso alpinista tedesco, ma l’artefice principale è Piero Rossi, alpinista e scrittore bellunese, che aveva iniziato a concepire il progetto qualche anno prima. I primi a percorrere interamente quest’alta via, da Braies a Belluno, saranno i bavaresi Ulrich Görn e Gerda Hoffmann, che giunsero nella città veneta il 5 luglio del 1966.
Nel corso degli anni successivi si consolideranno e nasceranno ulteriori AlteVie.
Editore
Edizioni Tamari
Collezione
Citazione
“Alta via numero 5,” Patrimonio - Museo Dolom.it, ultimo accesso il: 11 ottobre 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/4222.