La cascata di Fuas
Dublin Core
Titolo
La cascata di Fuas
Descrizione
L’acqua è all’origine di ogni vita, le dovremmo attenzione e rispetto, come fosse una madre o un padre. Per questo, oltre che per la bellezza, abbiamo cercato di dare voce alla cascata di Fuas. Perché da tempo immemore disseta il nostro esistere e l’esistere degli alberi le cui foglie ci donano il respiro, in cambio di nulla. Chissà se la parola Fuas deriva da foias, le foglie, oppure da Faus, i faggi, alberi sacri nell’antichità. Sarebbe solo un anagramma, ma è un mistero che neppure Leonilda, ultracentenaria di Pesariis con memoria da bambina, sa spiegare. Di fatto la cascata è abbracciata da maestose faggete con chiome ombrose presso cui, una volta, si celebravano anche le feste nuziali. In autunno, un letto di foglie su cui ci si può tuffare si posa ai suoi piedi.
Spinti dal desiderio di riscoprire la bellezza della nostra valle e delle relazioni perdute, base per la nostra crescita, abbiamo spazzato il troi per Fuas che fu dei nostri avi, sepolto da troppo tempo di foglie ammuffite. Al cospetto della cascata, schizzati di acqua ghiacciata dal suo frangersi in pulviscolo, ci siamo risvegliati e resi conto che molti dei nostri padri hanno lavorato una vita intera nella fabbrica degli orologi e che la nostra esistenza, ora e in questo luogo, è dipesa in fondo dalla cascata di Fuas.
Percorrendo il sentiero che sale dalla Faria dai Arlois, si va su dolcemente verso Fuas, passo dopo passo, con regolarità, come è il cammino della spera granda di un arloi. E man mano che ti avvicini e i canti del bosco si affievoliscono fino a scomparire, riscopri il linguaggio dell’acqua, dolce come una carezza, forte e deciso come la raccomandazione di un padre. Torni indietro, il fragore si allontana, la parola dell’acqua ritorna mite, sei d’improvviso sereno e leggero. Se incontri qualcuno sul sentiero o sulla panchina, ti apri con un sorriso e un Mandi, sei ricco anche con quasi niente in tasca.
Spinti dal desiderio di riscoprire la bellezza della nostra valle e delle relazioni perdute, base per la nostra crescita, abbiamo spazzato il troi per Fuas che fu dei nostri avi, sepolto da troppo tempo di foglie ammuffite. Al cospetto della cascata, schizzati di acqua ghiacciata dal suo frangersi in pulviscolo, ci siamo risvegliati e resi conto che molti dei nostri padri hanno lavorato una vita intera nella fabbrica degli orologi e che la nostra esistenza, ora e in questo luogo, è dipesa in fondo dalla cascata di Fuas.
Percorrendo il sentiero che sale dalla Faria dai Arlois, si va su dolcemente verso Fuas, passo dopo passo, con regolarità, come è il cammino della spera granda di un arloi. E man mano che ti avvicini e i canti del bosco si affievoliscono fino a scomparire, riscopri il linguaggio dell’acqua, dolce come una carezza, forte e deciso come la raccomandazione di un padre. Torni indietro, il fragore si allontana, la parola dell’acqua ritorna mite, sei d’improvviso sereno e leggero. Se incontri qualcuno sul sentiero o sulla panchina, ti apri con un sorriso e un Mandi, sei ricco anche con quasi niente in tasca.
Autore
Museo dell'Orologeria di Pesariis
Fonte
Wally Agostinis e Bruno Romanin
Data
26/05/2021
Relazione
#Vocidellamontagnae
Collezione
Citazione
Anonymous, “La cascata di Fuas,” Patrimonio - Museo Dolom.it, accessed December 22, 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/5254.