Cjapût di Collina di Forni Avoltri - Collezione etnografica "Cemùot chi èrin" di Forni Avoltri
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Titolo
Cjapût di Collina di Forni Avoltri - Collezione etnografica "Cemùot chi èrin" di Forni Avoltri
Descrizione
Coltivare gli appezzamenti di terreno in montagna a oltre 1000 mt. di altitudine rappresenta da sempre una tenace e faticosa sfida, ancora di più se questo è proiettato ai giorni nostri.
A Collina di Forni Avoltri cinque giovani con diverse professionalità hanno deciso di scommettere sulla coltivazione del cjapût, cavolo cappuccio nella varietà tipica della zona, perché non fosse ormai un “ricordo dei tempi che furono”, ma una realtà imprenditoriale innovativa.
Creano nel 2018 CoopMont, cooperativa agricola di comunità.
Come rendere redditizia un'impresa agricola in un territorio in cui la terra coltivabile è frammentata in fazzoletti con una molteplicità di proprietari, anche sparpagliati per il mondo dall'emigrazione, che per per svariati motivi non la coltiva da tempo e magari non è interessata a venderli o affittarli?
Viene fatto un censimento di tutte le particelle interessate e una ricerca di tutti i proprietari per chiedere loro il consenso alla coltivazione delle loro terre. Mettono assieme due ettari.
Ricevono così in concessione a titolo gratuito le superfici agricole dal Consorzio di Forni Avoltri.
Raccolgono l'eredità di quei semi antichi del cavolo cappuccio che si coltivava a Collina grazie al ruolo svolto dalla famiglia di Ciro Toch.
Nelle comunità c'è spesso chi, come i Toch, svolge il ruolo di custode dei semi antichi, chi non vuole che si perdano non solo varietà locali, ma anche la tradizione di conservarne per le semine e per tramandarli in famiglia di generazione in generazione.
Questa varietà di cavolo-cappuccio ha caratteristiche che lo avevano fatto apprezzare anche in passato: gli abitanti ricordano che era un prodotto agricolo che vendevano bene sui mercati circostanti e arrivavano anche da lontano per poterlo acquistare.
Se vi incuriosisce conoscere le caratteristiche e le proprietà di questo ortaggio, date un'occhiata a cosa si scrive sulla pagina dedicata
https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/cavolo-cappuccio-di-collina/
Vi deliziamo con alcune ricette in cui il cavolo cappuccio di Collina è il protagonista.
Si gustava crudo in insalata, tagliato sottile e condito con lis fricis, le cicciole di maiale, oppure lo si trasformava in un cibo a lunga conservazione, fermentato che permetteva di metterlo in tavola per tutto l'inverno: il craut garp.
In ogni cucina, infatti, non mancava lu tač , la particolare grattugia per affettare a strisce il cappuccio crudo, una volta tolte le foglie esterne e il torsolo. Si pongono in un tino, il brent, alternando strati di cavolo a quelli di sale; il tutto si copre prima con le foglie esterne precedentemente tolte e lasciate intere ed infine con un coperchio di legno, su cui si sistemano dei pesi, per tenere ben pressato il cavolo e si possa così avviare la fermentazione.
Il processo di fermentazione dura 40/45 giorni circa, terminato il periodo si possono utilizzare.
Lo chef carnico Gianni Cosetti era un grande estimatore dei cappucci di Collina per il loro sapore delicato e, da ricercatore di ricette antiche, ne ha proposta una nel suo libro-racconto “Vecchia e nuova cucina di Carnia”.
Cràut di Colìne (Crauti di Collina)
Cosa serve:
1 kg di crauti, 1 cipolla, 2 cucchiai di farina 00, 1 dl di olio di oliva, 1 osso di maiale affumicato, 2 foglie di alloro, sale e pepe q.b.
Come fare:
In una pentola coperta fate bollire a fuoco basso per 90 minuti i crauti coperti d'acqua con l'osso di maiale e le foglie di alloro.
A parte in un tegame soffriggete la cipolla, finemente tritata, nell'olio, aggiungete la farina e, mescolando sovente, fate rosolare il tutto per pochi minuti; quindi versate l'intingolo nei crauti, salate, pepate e mescolate ancora per 5 minuti.
Servite caldi come accompagnamento a bolliti e carni di maiale.
FONTI
https://friulisera.it/coopstartup-fvg-coopmont-rete-bike-fvg-e-oltre-i-grembiani-sono-i-tre-progetti-vincitori/
https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/cavolo-cappuccio-di-collina/
http://www.ersa.fvg.it/cms/consumatore/prodotti/prodotti-vegetali/Cavolo-cappuccio.html
https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/allegati/CibarioERSAedizione2017-2.pdf
A Collina di Forni Avoltri cinque giovani con diverse professionalità hanno deciso di scommettere sulla coltivazione del cjapût, cavolo cappuccio nella varietà tipica della zona, perché non fosse ormai un “ricordo dei tempi che furono”, ma una realtà imprenditoriale innovativa.
Creano nel 2018 CoopMont, cooperativa agricola di comunità.
Come rendere redditizia un'impresa agricola in un territorio in cui la terra coltivabile è frammentata in fazzoletti con una molteplicità di proprietari, anche sparpagliati per il mondo dall'emigrazione, che per per svariati motivi non la coltiva da tempo e magari non è interessata a venderli o affittarli?
Viene fatto un censimento di tutte le particelle interessate e una ricerca di tutti i proprietari per chiedere loro il consenso alla coltivazione delle loro terre. Mettono assieme due ettari.
Ricevono così in concessione a titolo gratuito le superfici agricole dal Consorzio di Forni Avoltri.
Raccolgono l'eredità di quei semi antichi del cavolo cappuccio che si coltivava a Collina grazie al ruolo svolto dalla famiglia di Ciro Toch.
Nelle comunità c'è spesso chi, come i Toch, svolge il ruolo di custode dei semi antichi, chi non vuole che si perdano non solo varietà locali, ma anche la tradizione di conservarne per le semine e per tramandarli in famiglia di generazione in generazione.
Questa varietà di cavolo-cappuccio ha caratteristiche che lo avevano fatto apprezzare anche in passato: gli abitanti ricordano che era un prodotto agricolo che vendevano bene sui mercati circostanti e arrivavano anche da lontano per poterlo acquistare.
Se vi incuriosisce conoscere le caratteristiche e le proprietà di questo ortaggio, date un'occhiata a cosa si scrive sulla pagina dedicata
https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/cavolo-cappuccio-di-collina/
Vi deliziamo con alcune ricette in cui il cavolo cappuccio di Collina è il protagonista.
Si gustava crudo in insalata, tagliato sottile e condito con lis fricis, le cicciole di maiale, oppure lo si trasformava in un cibo a lunga conservazione, fermentato che permetteva di metterlo in tavola per tutto l'inverno: il craut garp.
In ogni cucina, infatti, non mancava lu tač , la particolare grattugia per affettare a strisce il cappuccio crudo, una volta tolte le foglie esterne e il torsolo. Si pongono in un tino, il brent, alternando strati di cavolo a quelli di sale; il tutto si copre prima con le foglie esterne precedentemente tolte e lasciate intere ed infine con un coperchio di legno, su cui si sistemano dei pesi, per tenere ben pressato il cavolo e si possa così avviare la fermentazione.
Il processo di fermentazione dura 40/45 giorni circa, terminato il periodo si possono utilizzare.
Lo chef carnico Gianni Cosetti era un grande estimatore dei cappucci di Collina per il loro sapore delicato e, da ricercatore di ricette antiche, ne ha proposta una nel suo libro-racconto “Vecchia e nuova cucina di Carnia”.
Cràut di Colìne (Crauti di Collina)
Cosa serve:
1 kg di crauti, 1 cipolla, 2 cucchiai di farina 00, 1 dl di olio di oliva, 1 osso di maiale affumicato, 2 foglie di alloro, sale e pepe q.b.
Come fare:
In una pentola coperta fate bollire a fuoco basso per 90 minuti i crauti coperti d'acqua con l'osso di maiale e le foglie di alloro.
A parte in un tegame soffriggete la cipolla, finemente tritata, nell'olio, aggiungete la farina e, mescolando sovente, fate rosolare il tutto per pochi minuti; quindi versate l'intingolo nei crauti, salate, pepate e mescolate ancora per 5 minuti.
Servite caldi come accompagnamento a bolliti e carni di maiale.
FONTI
https://friulisera.it/coopstartup-fvg-coopmont-rete-bike-fvg-e-oltre-i-grembiani-sono-i-tre-progetti-vincitori/
https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/cavolo-cappuccio-di-collina/
http://www.ersa.fvg.it/cms/consumatore/prodotti/prodotti-vegetali/Cavolo-cappuccio.html
https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/allegati/CibarioERSAedizione2017-2.pdf
Autore
CarniaMusei. Autrice Federica D'Orazio.
Fonte
www.carniamusei.org
Relazione
#LandscapeofLife
Collezione
Citazione
Carnia Musei - Rete Museale della Carnia, “Cjapût di Collina di Forni Avoltri - Collezione etnografica "Cemùot chi èrin" di Forni Avoltri ,” Patrimonio - Museo Dolom.it, accessed November 15, 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/5604.