Cor e il tesoro perduto

Non è facile raccontare il Medioevo di Belluno e della sua provincia. Troppo spesso infatti viene dimenticato, schiacciato tra l’epoca romana e l’epoca veneziana,  lasciato solo agli interessi agli addetti ai lavori, come se, i così detti “secoli bui” non avessero lasciato traccia alcuna tra le Dolomiti e la Piave. In realtà fu proprio in questi secoli  estremamente complessi che Belluno ebbe dal punto di vista politico ma anche istituzionale e militare le sue più alte affermazioni. L’enorme importanza delle vie di comunicazione che collegavano il mondo tedesco al Regnum Italiae  attraverso le Dolomiti resero, infatti, gli episcopati alpini di Belluno, Feltre, Trento e Bressanone dei fondamentali snodi strategici per le aristocrazie guerriere che si contendevano la corona imperiale dopo la fine della dinastia dei Carolingi (887).

La dinastia degli Ottoni, consapevole di quanto fosse importante avere alle spalle una serie di “potentati di valico” fedeli,  si impegnò a fondo in questo progetto di controllo delle zone della nostra provincia. Ottone I di Sassonia, dopo la vittoria a Lechfeld contro gli Ungari (955), nominò infatti vescovo di Belluno un  membro del suo entourage: Giovanni (959-999). Appena salito sulla cattedra episcopale dolomitica il carismatico prelato attuò una politica estremamente aggressiva volta ad aumentare i territori sotto il suo dominio e contrastare il ruolo egemonico  della Repubblica di Venezia a favore della casa di Sassonia. Le campagne militari da lui promosse furono un successo e portarono Belluno a dominare un eterogeneo territorio che comprendeva oltre al Bellunese ampie zone vicino ad Oderzo, in Trentino fino a Jesolo.

Oltre a tutto questo la tradizione ricorda che Giovanni fu il primo a cingere di mura la nostra città e che si adoperò per organizzare militarmente il territorio della diocesi di Belluno. Fu proprio in questi anni che si sviluppò pienamente uno dei simboli più conosciuti del Medioevo: il castello. Questo luogo fortificato non nasce però, come vuole la tradizione e il senso comune, solo come snodo strategico-militare ma anche come punto di aggregazione e di controllo territoriale con una valenza economica ma soprattutto politica. Il castello rappresentava il potere del signore sul territorio in un momento in cui i così detti poteri locali avevano ampi margini di autonomia decisionale.

Trai i castelli più importanti nel comune di Belluno sicuramente è da citare il castello di Cor nel territorio della pieve di Castion vicino ai villaggi di Castoi e di Visome. Cor rappresenta, per il Bellunese, uno dei tipici esempi di luogo fortificato posto strategicamente su una altura dalla quale era possibile vedere la città di Belluno e molti altri castelli al tempo presenti non solo sulla sinistra Piave ma anche sulla destra come ad esempio quello di Noal.  Un sito archeologico eccezionale nel quale è stato possibile rintracciare reperti di epoca medievale ma non solo.

Per questo motivo è stato deciso di proporre all’interno  di un progetto didattico promosso attraverso i PON finanziati dal MIUR di valorizzare  questo importante sito archeologico della provincia di Belluno con alcune classi del Liceo Renier del nostro capoluogo.

Dopo un accurato studio della storia bellunese nell’Alto Medioevo, sul ruolo del digitale nella creazione di archivi multimediali e una visita nel sito  i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio sono stati coinvolti nella creazione di una mostra virtuale che valorizzasse in maniera diretta e completa al tempo stesso il sito di Cor nel corso dei secoli dalle sue origini medievali fino ai giorni nostri all’interno del museo virtuale DOLOM.IT.  Guidati dagli operatori Jacopo De Pasquale, Stefania Zardini Lacedelli, Daniele Reale e Giacomo Pompanin gli studenti hanno riflettuto sull’importanza del Medioevo e di come veicolare ai giorni nostri informazioni, sensazioni ed immagini ,in alcuni casi vecchie di secoli, al interno di un coerente percorso di valorizzazione museale digitale.

Speriamo che questo percorso oltre ad illuminare uno dei “frammenti sperduti” della nostra storia possa essere il primo di una lunga serie di progetti volti alla valorizzazione di un periodo storico, il Medioevo, in cui il Bellunese non era un semplice territorio al margine della  grande storia ma un vero e proprio protagonista di cui ancora oggi andare fieri.

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