Il lachè
Dublin Core
Titolo
Il lachè
Descrizione
Il Carnevale di Romeno è il più antico della val di Non, in Trentino. I protagonisti della mascherata sono i lachè, eleganti araldi, silenziosi e vestiti di bianco, che indossano un alto cappello a punta ornato di grandi fazzoletti colorati e ricoperto degli ori di casa (oggi bigiotteria), la cui cima è decorata con fiori variopinti e piume di pavone. Indossano inoltre un fazzoletto da spalle di colore nero, con frange e decorazioni floreali. Non hanno maschere, il loro volto è scoperto, e portano in mano un fazzoletto bianco che diventa unione con il compagno di ballo nella danza a coppie.
I lachè aprono infatti la sfilata carnevalesca con una marcia silenziosa a cui intervallano il loro ballo tipico, una danza a coppie durante la quale spiccano alti salti, secondo una coreografia che richiama gli antichi riti augurali per la crescita delle messi.
Un tempo l’ultimo giorno dell’anno nella piazza del paese si cucinava una polenta che i lachè distribuivano ai vicini, magari lanciandola sui davanzali, a mo’ di semina beneaugurante. Della mascherata facevano parte anche gli arlecchini, che dedicavano serenate alle ragazze, e i pagliacci, comicissimi. Il lunedì grasso le maschere organizzavano un finto corteo nuziale che sfilava lungo i sentieri alla volta dei paesi vicini, con i lachè in testa, quindi la coppia di sposi, poi la musica e, come in ogni corteo carnevalesco, i vecli, cioè i nonni o i vecchi, in coda.
Il lachè può considerarsi prototipo ancestrale del nostro «arlecchino», e in diverse varianti è diffuso un po’ ovunque nell’Italia settentrionale, dalle Langhe all’Appennino bolognese, fino a varie località del Trentino. Figure molto simili si ritrovano inoltre in numerosi paesi europei, dove sono protagonisti della parte cerimoniale del rito, di cui sono ministri e accompagnatori degli sposi, il cui matrimonio per finta ripropone la fertilità umana in legame a quella della terra.
I lachè aprono infatti la sfilata carnevalesca con una marcia silenziosa a cui intervallano il loro ballo tipico, una danza a coppie durante la quale spiccano alti salti, secondo una coreografia che richiama gli antichi riti augurali per la crescita delle messi.
Un tempo l’ultimo giorno dell’anno nella piazza del paese si cucinava una polenta che i lachè distribuivano ai vicini, magari lanciandola sui davanzali, a mo’ di semina beneaugurante. Della mascherata facevano parte anche gli arlecchini, che dedicavano serenate alle ragazze, e i pagliacci, comicissimi. Il lunedì grasso le maschere organizzavano un finto corteo nuziale che sfilava lungo i sentieri alla volta dei paesi vicini, con i lachè in testa, quindi la coppia di sposi, poi la musica e, come in ogni corteo carnevalesco, i vecli, cioè i nonni o i vecchi, in coda.
Il lachè può considerarsi prototipo ancestrale del nostro «arlecchino», e in diverse varianti è diffuso un po’ ovunque nell’Italia settentrionale, dalle Langhe all’Appennino bolognese, fino a varie località del Trentino. Figure molto simili si ritrovano inoltre in numerosi paesi europei, dove sono protagonisti della parte cerimoniale del rito, di cui sono ministri e accompagnatori degli sposi, il cui matrimonio per finta ripropone la fertilità umana in legame a quella della terra.
Autore
Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina
Fonte
"MUSEO DEGLI USI E COSTUMI DELLA GENTE TRENTINA. NUOVA GUIDA ILLUSTRATA" a cura di Giovanni KEZICH, Eriberto EULISSE, Antonella MOTT
Relazione
Per approfondimenti sulle mascherate tradizionali consultate il sito www.carnivalkingofeurope.it
Citazione
Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, “Il lachè,” Patrimonio - Museo Dolom.it, accessed November 18, 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/4132.