Ambulanti di Erto
Dublin Core
Titolo
Ambulanti di Erto
Soggetto
La bottega sulle spalle
Descrizione
Oltre al vendita degli oggetti di legno gli ambulanti di Erto si specializzarono anche in un tipo di commercio con piccoli oggetti che trovavano posto in una cassettiera: aghi, filo, pettini, fettuccia, lamette, saponette, shampoo, reclamizzato sulla busta “Shampoo Cella che fa la chioma bella”, pizzi e merletti. Tutto questo acquistato all’ingrosso.
Filo, astico, cordela. Parona vola niente. La compri qualche cosa… è con queste parole che una venditrice annunciava la sua presenza.
A Bologna, una nostra ambulante era chiamata la donnina dei pizzi perché era molto raffinata nella scelta della merce e le future spose riponevano in lei fiducia quando dovevano preparasi la dote.
Le cassettiere erano realizzate in paese con il legno di ciliegio. Nel primo cassettino mettevano spille e collanine, sotto lamette, insomma in ogni cassetto sistemavo la merce, tenendo conto dell’altezza. In quello più profondo la scatola del filo, l’elastico. Un’ astuzia era quella di sistemare nel primo cassetto anellini e spille per attirare le donne che aprivano la porta di casa e poter così mostrare tutta la merce. Sopra la cassettiera prendeva posto un voluminoso pacco di altra merce.
Giota racconta…sopra la cassettiera riponevo bretelle, calze, mutande, maglie,lacci per scarpe reggiseno, reggicalze. Aprivi la tela solo da una parte in modo che si potesse vedere la merce, così evitavi di sporcarla ed in caso di pioggia era riparata, capisci
… Tutto il carico pesava 30 – 40 chili, però ti dirò una cosa, quando hai fatto l’abitudine, non senti più quel peso. Importante era anche conoscere la lingua del posto, come il tedesco per chi frequentava i paesi del Trentino, dove arrivavano imparavano presto quelle quattro parole utili per comunicare e vendere.
Filo, astico, cordela. Parona vola niente. La compri qualche cosa… è con queste parole che una venditrice annunciava la sua presenza.
A Bologna, una nostra ambulante era chiamata la donnina dei pizzi perché era molto raffinata nella scelta della merce e le future spose riponevano in lei fiducia quando dovevano preparasi la dote.
Le cassettiere erano realizzate in paese con il legno di ciliegio. Nel primo cassettino mettevano spille e collanine, sotto lamette, insomma in ogni cassetto sistemavo la merce, tenendo conto dell’altezza. In quello più profondo la scatola del filo, l’elastico. Un’ astuzia era quella di sistemare nel primo cassetto anellini e spille per attirare le donne che aprivano la porta di casa e poter così mostrare tutta la merce. Sopra la cassettiera prendeva posto un voluminoso pacco di altra merce.
Giota racconta…sopra la cassettiera riponevo bretelle, calze, mutande, maglie,lacci per scarpe reggiseno, reggicalze. Aprivi la tela solo da una parte in modo che si potesse vedere la merce, così evitavi di sporcarla ed in caso di pioggia era riparata, capisci
… Tutto il carico pesava 30 – 40 chili, però ti dirò una cosa, quando hai fatto l’abitudine, non senti più quel peso. Importante era anche conoscere la lingua del posto, come il tedesco per chi frequentava i paesi del Trentino, dove arrivavano imparavano presto quelle quattro parole utili per comunicare e vendere.
Autore
Associazione Ecomuseo del Vajont
Fonte
Mostra permanente Ecomuseo del Vajont
Data
1900-1950
Relazione
Beyondthepass
Collezione
Citazione
Rita Bressa, “Ambulanti di Erto ,” Patrimonio - Museo Dolom.it, accessed November 5, 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/4070.