Apicoltura in Ampezzo

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Titolo

Apicoltura in Ampezzo

Descrizione

Nella conca ampezzana si è praticato con successo l’apicoltura fino agli inizi degli anni ottanta. Venivano impiegate api carniche che, rispetto a quelle italiane, avevano un aspetto più rotondeggiante, ma producevano in percentuale meno miele.
Curiosità: per preservare le api da possibili malattie venne creata una Società, composta da tutti gli apicoltori locali, che garantiva l’acquisto degli sciami solo tra coltivatori della valle e non dall’esterno. Così facendo si rese l’apicoltura a Cortina immune da malattie fino al 1979 quando la società venne definitivamente sciolta. Ogni membro aveva un numero identificativo per la propria produzione che permetteva di riconoscere la provenienza dei prodotti messi in vendita; i barattoli contenenti il miele erano rivestiti di carta paraffinata e sotto ognuno veniva impresso il numero associato all’apicoltore. Il più grande in Ampezzo, colui che possedeva il maggior numero di api, collocate a Fiammes e Ospitale, era Marino Apollonio, numero identificativo 7 per il suo miele.

Autore

Museo Etnografico Regole d'Ampezzo

Fonte

Gioia de Bigontina (da intervista a Paola Apollonio) - Musei Regole

Data

Foto del 1945 - testi mostra temporanea invernale 2021-22

Relazione

Vivere DAL territorio

Citazione

Museo Etnografico Regole d'Ampezzo, “Apicoltura in Ampezzo,” Patrimonio - Museo Dolom.it, ultimo accesso il: 22 dicembre 2024, https://patrimonio.museodolom.it/items/show/5762.

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