Jufa
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Titolo
Descrizione
La jufa è una farinata, una minestra cremosa a base di farina di granoturco che si ottiene gettando a pioggia la farina nel latte mentre bolle e lasciando cuocere lentamente il tutto per mezz’ora. Viene poi versata nei piatti e condita con burro fuso e ricotta affumicata grattugiata, si mangia anche col latte freddo (Rossi 1992).
Di fatto è una polenta molto tenera, che si mangia col cucchiaio, anche come prima colazione, condita con burro o presa con altro latte, talvolta cosparsa di liron(‘dorella’ in italiano, Camelina sativa) riscaldata e zuccherato (Nicolai e Pellegrini 2000).
L’etimologia è longobarda: supfa ‘zuppa, in origine: cibo che si beve’ (Nicolai e Pellegrini, 2000)
Si pronuncia/’ðufa/ o /’dufa/ nel Medio-Basso Agordino e a Selva di Cadore); /’d͡zufa/ ad Alleghe) e /’zufa/ nell’Alto Agordino.
Volete provare a preparare la jufa anche voi? Ecco qui la ricetta:
Per fà la jufa co la morcia se buteva la farina jala ntel ćaudrol onde che era la morcia del butiro cot (per fà la jufa frita se delegheva l strut nte na farsuora e se ghe jontea la farina jala), se messedeva e se lasseva frije n cin, daspò se ghe buteva sora l’ega de boi e se cuoseva per na mej’oreta finché se sentiva chel bon udor de cot; la jufa se la magneva col lat.
(trad. italiana: per preparare la farinata con la “morcia” si buttava una certa quantità di farina di granoturco nel paiolo dove c’erano i residui del burro cotto (per fare la farinata fritta si rosolava la farina nello strutto sciolto in un tegame), si mescolava e si friggeva un po’, dopo si versava sopra acqua bollente e si lasciava cuocere lentamente per mezz’ora finché si sentiva quel profumino appetitoso di cotto; la farinata si mangiava con il latte) (testimonianza di La Valle Agordina; Rossi 1992)