Vaia : dejavù del '66?

BELLUNO

Tra sabato 27 e martedì 30 ottobre 2018 l’Italia è stata colpita da una delle perturbazioni più intense, complesse e rovinose degli ultimi anni, il più grande fenomeno di danneggiamento del patrimonio forestale mai registrato in Italia a causa della profonda depressione “Vaia”; questa ha interessato, in modo notevole, il nostro territorio con piogge alluvionali e forti raffiche di vento. La depressione “Vaia” viene ricordata per quest’ultimo che ha soffiato con raffiche di oltre 140 km/h tra mattino e pomeriggio di lunedì 29 ottobre.Le potenti raffiche di vento meridionale si sono talora combinate con ulteriori rinforzi e turbolenze locali.

In questo audio è possibile ascoltare il rumore del vento.

Foto introduzione

I DANNI

Per quanto riguarda i danni alle foreste, ad oggi si stima che la tempesta Vaia abbia interessato un territorio complessivo di 2.300.771 ettari. La completa distruzione del bosco ha riguardato 41.491 ettari, per un totale stimato di 8.689.754 metri cubi di legname. Dai riscontri a seguito della tempesta Vaia, è probabile che la superficie complessivamente danneggiata sia circa il doppio di quella completamente distrutta. In termini percentuali nei 473 Comuni il danno rappresenta circa il 3 % della superficie forestale. Con alcune aree dove i danni sono arrivati al 47% della superficie forestale.

Danni economici

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE


Un altro aspetto estremamente importante riguarda le conseguenze economiche nella tempesta Vaia. Come ogni altra merce l’eccesso di offerta sul mercato ha un effetto depressivo sul prezzo: il costo del legname è sceso da 75 Euro a m^3 a 28 Euro a m^3. Il dato non stupisce poiché i tronchi disponibili oggi sul mercato sono circa sette volte di più rispetto alla normale disponibilità in un anno in Italia. È evidente a tutti coloro che hanno potuto vedere direttamente l’effetto della tempesta Vaia sui boschi, l’alterazione degli habitat e la riduzione della fruibilità di questi ambienti. Molti inoltre si preoccupano dell’aspetto “estetico” sull’ambiente e degli effetti che questo avrà sui flussi turistici; preoccupazione più che legittima, ma non il problema essenziale per i cittadini bellunesi.