Violinista
Due tavole armoniche di abete rosso, fasce curve e ri-curve, sinuosa filettatura, un ricciolo capriccioso, vernici e colle raffinate, una tastiera d’ebano, una cordiera tesa tra bottone, corde vibranti e quattro piroli di cavigliera, un arco di pernambuco, madreperla e crini di cavallo, mani virtuose, cuore aperto, immaginazione a mille.
Violinisti poliglotti. Suonare il violino significa modellare le risonanze del legno, tavole e tronchi provenienti da Italia, Brasile e India che le mani dei costruttori liutai di tutto il mondo scolpiscono.
Violinisti equilibristi. Suonare il violino significa essere funamboli su quattro corde con giochi virtuosistici ipnotici e spettacolari.
Violinisti gravitazionali. Suonare il violino significa magnetizzare le emozioni dentro una vibrante cavata di suono, come se tutto nascesse dalle piccole “effe” della cassa armonica.
La pratica e lo studio giornaliero sono essenziali, soprattutto curare l’intonazione, il colpo d’arco, un suono “sano” sempre a fuoco, il vibrato e i colori delle dinamiche. Ore e ore di vera e propria ginnastica mentale e muscolare, perché si salga sul palco e si trasformino le proprie tensioni in adrenalina e guizzi artistici. Quindi tornare a studiare e a perfezionarsi perché ad ogni età c’è margine di progresso.
I violinisti possono essere solisti, cameristi o professori d’orchestra. Sanno suonare in tutti i generi dalla musica medievale al pop-rock. Si tratta di approfondire le tecniche e l’estetica di ciascun epoca, studiando la filologia e sperimentando le avanguardie. Perché no, scriversi la propria musica come Vivaldi oppure inventarsi nuove tecniche performative!
Il violino, poi, quasi si abbraccia per lasciarlo suonare. Ci avete mai pensato? Il braccio sinistro aperto e leggermente ricurvo sotto la tavola inferiore, quello destro che sembra accarezzare con l’archetto le corde. Un gesto intimo e rispettoso, che è simbolico. L’affetto verso la natura che lo ha messo al mondo, il riguardo verso chi lo ha assemblato e infine, quel braccio aperto, la ricerca oltre il proprio limite.
Corinna Canzian