Lungo il cammino
Generalmente erano due i periodi delle partenze: in primavera, per tornare a far fieno d’estate e in autunno, per essere di nuovo a casa alle soglie dell’inverno. "D’estate si tornava a casa per fare il fieno e d’inverno si tornava per Natale, in primavera si ripartiva." Altre volte invece gli ambulanti stavano lontano mesi e anni a seconda dei bisogni.
Dove arrivavano chiedevano ospitalità ed erano sempre gli stessi i posti, case di campagna spaziose, dove si poteva lasciare il carretto e in un fienile c’era sempre posto per dormire, senza disturbare. Di solito a mezzogiorno si arrangiavano a mangiare qualcosa lungo la via; la sera invece avevano bisogno di un pasto caldo e c’era una particolare solidarietà in alcune case dove i proprietari, dopo aver cotto il proprio cibo, lasciavano il fuoco a disposizione degli ospiti.
"Si avevano delle conoscenze dove andare. Perché anch’io dopo sono andata sempre nelle famiglie che mi aveva portato mia mamma. Brava gente, perché a me sembra che non vorrei altre donne dentro casa. Perché si andava li e si faceva anche da mangiare. Brava gente perché fra l’altro fino a Mezzocorona erano italiani, ma dopo son tedeschi, ma bravi anche loro, anche i tedeschi, brava gente. Tra di loro parlavano tedesco, ma con noi parlavano italiano. Dicevano: “Le compro, perché non voglio sia venuta qui per niente"
Erano attesi anno dopo anno i venditori ambulanti; nel tempo si sono strette amicizie che perdurano ancora oggi con nipoti e pronipoti:"Io ho girato fino a quarant’anni, e adesso ne ho ottanta, ma ancora ho corrispondenza con le famiglie. Ci sentiamo, ci telefoniamo. Ci volevano bene con tutto quel che si disturbava .. ci volevano bene. Non posso dimenticare quello che hanno fatto per me"
Camminavano e bussavano di porta in porta, lasciando il carretto e caricando la gerla o la cesta per vendere o barattare. Quando il carico era finito, altri oggetti arrivavano dal paese tramite il fermo posta:"La mattina ci si alzava e si andava a vendere di porta in porta, non si facevano mercati o fiere. Per mangiare durante il giorno un panino, e la sera, dove andavamo a dormire, ci si faceva qualcosa. Si lavorava dalle otto di mattina alle cinque di sera"
Spesso i piccoli nel frattempo andavano a mòcoi cioè a chiedere la carità, portando ai genitori farina, pasta: “..io quand’ero piccola ed ero con mia madre andavo a carità. Al mattino per la colazione, a mezzogiorno per il pranzo e la sera per la cena. Tre volte al giorno”
Gli ambulanti portavano con loro, oltre alla merce da vendere, lo stretto necessario:"Il cambio e basta. Non si poteva prendere su tanta roba, perché non ce n’era e poi… dove si metteva? Quando si aveva un cambio basta"
Sovente marito, moglie e figli si aiutavano: "…andavo con la cesta di casa in casa e con una cintura tenevo insieme i setacci. Ero così carica che stentavo a passare per i portoni. I primi giorni erano i più duri, risentivo di quel peso sulle spalle, poi passava. Mentre io giravo, mio marito rimaneva in un posto fisso a preparare i setacci o a riparare quelli rotti che mi consegnavano o che direttamente portavano a lui”